Andrea Irace

Per comprendere le nuove modalità di lavoro, adeguamento e i mezzi utilizzati per lo svolgimento dei progetti del servizio civile da remoto abbiamo intervistato Andrea Irace, OLP del progetto “L’arte di crescere”. Andrea è anche presidente di Ager Agri, associazione di giovani dell’Agro Nocerino-sarnese nata con lo scopo di promuovere il territorio, la cultura e la legalità.

Quali modifiche sono state apportate al progetto e quali strumenti sono stati utilizzati per poter svolgere le attività da remoto?
Il primo mese è stato traumatico, eravamo impreparati, non certi di poter continuare i progetti in atto. Dalla terza settimana in poi con notizie certe ci siamo potuti organizzare e, con un grande sforzo da parte di volontari e supervisori, abbiamo potuto strutturare un’organizzazione per la continuità dei progetti. Abbiamo rivoluzionato tutto. Abbiamo dovuto adattare tutte le attività per poterle svolgere da remoto. Occupandoci di formazioni nell’ambito della costituzione e cittadinanza, ci siamo rivolti alle piattaforme che ci permettono di creare delle classi virtuali per poter svolgere le lezioni. Perciò, le piattaforme vengono scelte in base alla numerosità delle classi.

Quali sono state le difficoltà per la gestione da remoto?
Le difficoltà più evidenti e comuni hanno riguardato i limiti tecnologici. Lo scarso uso della tecnologia, per meglio dire, lo scarso uso di questo tipo di tecnologia ci ha rallentati, ma siamo stati in grado di appropriarci velocemente delle abilità necessarie. Grazie allo sforzo sia nostro che dei volontari siamo stati in grado di creare video lezioni effettuando un lavoro di montaggio con l’utilizzo di strumenti finora poco usati per le necessità quotidiane.

Quali altre attività svolgono i volontari?
I volontari sono stati proiettati, come tutti noi, in una nuova realtà che ci ha portato a dover fare una grande mole di lavoro, in particolare per la ricerca e la registrazione dei video. Ci tengo a sottolineare che, anche se  con il doppio dello sforzo, abbiamo raggiunto quasi gli stessi obbiettivi prefissati. Inoltre, con il materiale attuale in una situazione analoga non avremo problemi per una gestione in remoto del progetto.

Tutte le attività possono essere svolte da remoto?
Non tutte le attività possono essere svolte da remoto perché alcune di esse richiedono la presenza fisica dei volontari e dei ragazzi.

Qual è l’umore generale per questa nuova tipologia di lavoro?
Ritengo che il Servizio Civile mai come ora ha fatto il suo lavoro di aiuto sociale e di inclusione. Questo è un parere che riscontro sia nei volontari che nei ragazzi che seguono le nostre lezioni. Nonostante si stia facendo tanto, questa è pur sempre un’attività marginale, soprattutto se confrontata con quanto stanno facendo quei volontari che svolgono attività inerenti all’emergenza sanitaria.

Antonio Gasparro

Pur non essendo OLP, Antonio “Tonino” Gasparro, presidente dell’ASD Atletica Ebolitana Valle del Sele e riferimento storico di Arci Servizio Civile Salerno, ha fornito un prezioso contributo assistendo (naturalmente a distanza) alcuni dei volontari del progetto “Studio e non solo”.
La sua enorme esperienza, derivante da oltre mezzo secolo di appassionata e capace attività organizzativa, risulta particolarmente utile nella lettura di questa fase.

In tanti anni di attività come sono cambiati i giovani secondo lei?
Oggi i ragazzi sono cambiati tantissimo, sicuramente non conoscono bene la storia del passato, ma questo dipende anche dal fatto che noi, meno giovani, stiamo insegnando poco alle nuove generazioni. Conoscere il passato è importante, perché senza di esso non c’è possibilità di costruire il futuro. Oggi, oltre alla scarsa conoscenza della storia, osservo un maggior individualismo e poca intraprendenza. Il nostro compito dovrebbe essere quello di spronare i giovani verso i loro obiettivi e le loro passioni e insegnargli che il sacrifico e l’impegno rappresentano gli ingredienti attraverso i quali poterli raggiungere.

In questa situazione di emergenza che ci ha portati verso il digitale, come ha modificato il suo lavoro?
Riconosco la grandiosità del computer e della tecnologia già da anni, non lo nego. Tuttavia, non ne sono un amante, preferisco sempre il contatto con la realtà e non con uno schermo. I giovani volontari dell’associazione si sono adeguati molto bene alla modalità da remoto e insieme abbiamo avviato una ricerca sulla storia della sport, in particolare dell’atletica leggera.

Mi sta dicendo che, in qualche modo, avete cercato di mettere insieme passato e futuro?
Si, possiamo dire così. I ragazzi si sono impegnati in questo lavoro di ricerca. Loro con i computer e io con il cartaceo. Stiamo cercando di conservare delle memorie storiche importanti.

E crede che la socialità sia mutata con la necessità di coinvolgere i cittadini in modi diversi dall’incontro “faccia a faccia”?
Sicuramente. Nella nostra associazione avevamo molti bambini e ragazzi, impegnati in attività di atletica leggera, che sono costretti a rimanere a casa, senza la possibilità di praticare sport. Abbiamo cercato, però, di coinvolgerli con le pagine social. I giovani volontari dell’associazione, infatti, stanno realizzando dei video in cui mostrano attività motorie da poter svolgere a casa, in modo da spronare i nostri piccoli atleti.